giovedì 6 maggio 2010

Mare inquinato in Campania per 80 km, l’analisi di Di Mauro


Il viceresponsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti: “Ci si accorge del problema sempre troppo tardi, solo quando è già in corso l’emergenza”


Napoli, 6 maggio 2010 – “Il risultato di questi controlli è purtroppo scontato e ciò perché non c’è alcun interesse a voler modificare l’attuale situazione di degrado del mare”. Angelo Di Mauro, vice responsabile per la Campania dell’Italia dei Diritti, risponde pessimisticamente alla pubblicazione dei dati sull’inquinamento delle coste della regione. L’Arpac, Agenzia regionale protezione ambiente Campania, ha infatti reso noti i risultati dei primi test di monitoraggio delle acque marine della regione. Il quadro non è per niente incoraggiante, anzi, alla luce di una normativa che prevede parametri più rigidi, si può dire che la qualità dei litorali campani sia addirittura peggiorata. Il divieto di balneazione ha colpito 80 chilometri di costa, rispettivamente 40 in provincia di Napoli, 15,5 in quella di Salerno e 28 nel casertano. “Se i depuratori non funzionano, i porti non sono puliti e le acque nere vengono immesse direttamente in mare – prosegue Di Mauro - evidentemente c’è interesse a lasciare il contesto inalterato, perché tanto gli stabilimenti apriranno comunque anche se in maniera abusiva e la criminalità avrà il proprio tornaconto”. Ma alla radice, per l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro, c’è anche un problema di cultura della prevenzione: “Come per i rifiuti manca una qualsiasi pianificazione. Ci si accorge troppo tardi del problema, i programmi di investimento arrivano sempre quando c’è già una emergenza e, come nel caso dei depuratori, restano inattuati”.

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